BTjunkie, noto motore di ricerca per i file Torrent, ha deciso di sua spontanea volontà di chiudere per evitare cause legali o altre spiacevoli sorprese.
Fondato nel 2005, il motore di ricerca canadese aveva subito scalato la classifica dei siti più popolari, con circa 4 milioni di file attivi e un ritmo di crescita superiore a 4000 nuovi contenuti al giorno.
A questo punto, la strategia attuata dal Governo Americano con l’operazione Megaupload ha davvero spaventato l’ambiente ed incomincia a raccogliere i frutti.
Dopo 7 anni di attività, ha mollato e spento tutto, i motivi sono facilmente comprensibili: il rischio delle denunce per violazione del copyright è nulla in confronto alle iniziative intraprese dal Governo Americano.
Le modalità senza precedenti con cui è stato bloccato Megaupload e il suo fondatore ha convinto molti operatori del settore a rivedere le policy interne e ad eliminare file protetti dal diritto d’ autore sui propri server.
La traduzione del messaggio che è comparso nella home del sito:
“Questa è l’ultima fermata cari amici. La scelta non è facile, ma abbiamo deciso volontariamente per la chiusura. Abbiamo lottato per anni per il diritto a comunicare, ma è il momento di andare avanti.
È stata un’esperienza di una vita, vi auguriamo tutto il meglio!”, questo l’ultimo comunicato apparso su BTjunkie.
Tutta la community online è rimasta stupita per questa azione improvvisa, soprattutto considerando che è uno dei pochi siti a non essere mai stato denunciato per questioni di copyright.
Stando all’ articolo pubblicato su TorrentFreak, gli admin avrebbero deciso di chiudere per sempre in seguito al raid statunitense contro Megaupload ed alla sentenza della Corte Suprema svedese nel caso The Pirate Bay.
Nei giorni precedenti già altre piattaforme di file hosting (tra cui Filesonic e Fileserve) hanno deciso di bloccare volontariamente i download di contenuti caricati dagli utenti.
Comunque era solo questione di tempo prima che venisse chiuso dato che è segnalato nella blacklist dei siti pirata redatta da RIAA e MPAA, senza contare poi la censura attuata da Google nel sistema dei suggerimenti del suo motore di ricerca.
In Italia la piattaforma era finita nelle mirino della Guardia di Finanza di Cagliari nell’ Operazione Poisonous Dalhia dal 21 aprile 2011 in cui tutti gli accessi al sito dall’ Italia erano stati bloccati.
A questo punto sarà interessante scoprire dove si indirizzeranno gli utenti per sostituire BTjunkie e comunque il P2P non finisce con la sua chiusura!