Per la prima volta, in Brasile, è stato considerato il software di file sharing illegale, a prescindere dal contenuto.
Si tratta della prima decisione al mondo del genere e ci lascia senza parole… .
Può veicolare contenuti condivisi senza l’autorizzazione dei detentori dei diritti, per cui è da considerarsi illegale.
La decisione di una corte carioca:
Il presidente brasiliano Lula potrà anche vantare connessioni con protagonisti di primo piano del mondo del file sharing, ma a quanto pare la cosa non ha impedito a un giudice del suo paese di emettere una sentenza a dir poco peculiare: un software di file sharing è stato considerato illegale indipendentemente dal tipo di contenuti scambiato.
La decisione della Sesta Camera Civile della Corte di Paraná (Brasile del Sud) risale al 25 agosto scorso, e rappresenta la conclusione di una causa legale avviata due anni fa dai rappresentanti dell’industria dei contenuti: Cadare Information Technology Ltd, proprietaria del sito brasiliano iPlay, avrebbe, secondo Sony e sodali, commesso il peccato di mettere a disposizione per il download il client di P2P K-Lite Nitro, compatibile con varie reti di scambio (Gnutella, Ares e altre).
Il software era stato utilizzato per scambiare contenuti protetti dal diritto d’autore, e le major avevano presentato un conto per 4 milioni di tracce musicali disponibili attraverso di esso. Una prima sentenza stabiliva l’obbligo, da parte di Cadare IT, di implementare un filtro nel software per inibire lo scambio dei brani incriminati, misura secondo i giudici necessaria per porre un freno alla rampante “pirateria” in oggetto.
Dopo essersi accorta (forse un po’ in ritardo) del fatto che Cadare IT non aveva né la proprietà né il controllo su K-Lite Nitro, la corte ha altresì deciso di mettere completamente al bando il client P2P dichiarando iPlay o altri siti che ne promuovessero il download colpevoli di favoreggiamento alla violazione del copyright.
In più, qualunque sito web che mettesse a disposizione il programma accanto alla visualizzazione di qualche banner pubblicitario (provando, nel ragionamento dei giudici, a trarre profitto dai download) sarebbe colpevole di un crimine punibile con 2-4 anni di prigione. “Seguendo questa logica – ha commentato l’autore del blog Internet Legal Omar Kaminski – virtualmente ogni sito in Brasile che offrisse client di P2P sarebbe soggetto alla responsabilità”, rischiando di vedere il proprio business minacciato da presunte accuse di illegalità solo per fungere da host a una particolare tipologia di software.
La storia è a ogni modo tutto fuorché conclusa, visto che Nelson Cadare Luciano (responsabile di iPlay) dice di volersi appellare alla decisione della corte per difendere la scelta di offrire il download di K-Lite Nitro, un software che “crediamo non sia affatto illegale visto che lo si può usare anche per condividere contenuti perfettamente legali”.
La notizia risale ancora a qualche giorno fà, ma merita attenzione.