Non lo dice una Cassandra da strapazzo, ma una prestigiosa pubblicazione scientifica, ma però nessuno lo dice alla gente.
E dunque si rischiano di ripetere in futuro gli stessi errori.
Uno studio sul terremoto de L’Aquila è stato pubblicato su Geophysical Research Letters.
Porta la firma di studiosi delle università di Oxford, Cambridge, Edimburgo, dell’University College di Londra e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Roma.
E’ di libero accesso solo il riassunto che dice: che il sisma è stato originato dalla faglia di Paganica, e che su questa base sono stati calcolati i mutamenti di tensione subiti dalle faglie vicine.
Il risultato, appunto è che: molte di queste faglie sono state portate più vicine al cedimento. Come dire: il terremoto in Abruzzo non è finito.
Secondo me la gente dovrebbe saperlo invece tutto tace e la disinformazione regna sovrana.
Qualcuno lo ha detto agli Abruzzesi?
Mi torna in mente l’articolo scritto da Massimo Gallucci, medico aquilano rimasto ferito il 6 aprile.
Un articolo che ha fatto il giro del web.
Dopo aver ricordato i fiumi di camomilla sparsi dalle autorità per tranquillizzare la gente che da mesi conviveva con le scosse, Gallucci sottolineava la differenza fra allarmismo e allarme consapevole: quello che mette le persone in grado di fronteggiare al meglio la situazione.
Gallucci diceva: “Se avessi avuto una torcia elettrica sul comodino non mi sarei fratturato la colonna vertebrale, se avessi avuto un cellulare a portata di mano avrei chiesto aiuto per me e per il palazzo accanto”.
Se quella notte a L’Aquila tante auto non fossero state parcheggiate nei garage, se tante porte e portoni non fossero stati chiusi a chiave. Se, se, se…
Far prevenzione non significa solo costruire case antisismiche, ma diffondere la “cultura del terremoto” come in Giappone.
È esattamente ciò che è mancato questa primavera a L’Aquila ed ora si rischiano di ripetere il medesimo errore.
Su Geophisical Research Letters: terremoto in Abruzzo. Il sisma de L’Aquila ha portato altre faglie più vicine al cedimento.
Per chi volesse approfondire qui trova l’articolo di Massimo Gallucci: Terremoto, allarmismo e allarme consapevole.