Di fronte a centinaia di lobbisti, parlamentari, assistenti e giornalisti, il seminario organizzato dal gruppo europeo dei Verdi e coordinato da Erik Josefsson e dal PiratPartiet ha riportato in primo piano i problemi del Pacchetto Telecom, riconosciuto come incapace di proteggere efficacemente da discriminazioni su contenuti e applicazioni.
Grazie alle capacità dei moderatori il MEP Christian Engstrom del PiratPartiet e la vicepresidente dei Verdi europei, MEP Eva Lichtenberger, tutte le questioni più importanti e i nodi cruciali sono stati evidenziati. Sono state date inoltre risposte chiare alle tre domande chiave poste dal seminario.
In assenza di comunicazioni chiare da parte del Consiglio dell’Unione Europea, si presume che il pacchetto verrà ufficialmente rigettato a causa della presenza dell’emendamento 138, l’unico articolo del pacchetto che esplicitamente proibisce la risposta graduale ed equipara l’accesso ad Internet ai diritti fondamentali di espressione e di informazione.
L’opinione diffusa presso il Parlamento è che il Consiglio rigetterà il pacchetto, dando così inizio ufficialmente alla terza lettura con procedura di conciliazione. Questo significa che due commissioni paritarie di 27 membri, una del Consiglio e una del Parlamento, decideranno nella fase iniziali quali parti del pacchetto dovranno essere sottoposte a discussione per eventuali modifiche, e quali parti invece non saranno soggette a discussione.
Al termine della conciliazione il pacchetto così modificato andrà al voto, senza possibilità di ulteriori emendamenti, presso il Parlamento, che potrà approvarlo o rigettarlo in blocco. In caso di mancato accordo durante la procedura di conciliazione o in caso di rigetto da parte del Parlamento il Pacchetto decadrebbe definitivamente.
Ci si attende che il Consiglio tenterà di mettere in discussione solo e soltanto l’emendamento 138, cercando di non variare alcuna altra parte del pacchetto. In questo caso, la discussione verterà sul mantenimento, l’abbandono oppure una modifica di compromesso dell’emendamento stesso.
Il portavoce del Movimento ScambioEtico, insieme agli altri gruppi di attivisti e alla coalizione VON Europe, che include fra gli altri Skype e Google, ha spiegato nei dettagli, analizzando ogni articolo problematico, i rischi che il Pacchetto rappresenta per Internet e ha richiesto che il Parlamento si impegni a proteggere i diritti fondamentali dei cittadini europei, mantenendo una posizione ferma a sostegno dell’emendamento 138 e correggendo quelle parti del Pacchetto in cui si citano le condizioni che limitano l’accesso ai contenuti e alle applicazioni.
Solo in questo modo l’Internet che conosciamo potrà continuare a garantirci non solo l’accesso ma anche la possibilità di inserire i contenuti di nostra scelta, in accordo a quel processo quasi unico nella storia che sta progressivamente trasformando i passivi fruitori in attivi creatori.
Si tratta di un processo naturale, consentito dalle nuove tecnologie, che tuttavia spaventa sia grandi corporazioni dei media, dai giganti editoriali all’ industria dell’intrattenimento, sia i governi, in quanto rivoluziona completamente la cultura e il flusso di informazioni, il quale sta diventando sempre più simmetrico e bidirezionale, non consentendo più di controllare ferreamente il mercato e l’evoluzione della società.
Il problema del controllo è stato ben evidenziato non solo dagli attivisti delle associazioni a difesa delle libertà digitali (cosa prevedibile) ma anche dai panelist più progressisti che rappresentavano le associazioni delle grandi imprese.
Appare insostenibile, in uno stato diritto, che alcuni diritti civili e alcune libertà fondamentali possano essere cancellate in maniera arbitraria in base alle esigenze commerciali delle società di telecomunicazioni che potranno decidere quali siti web saranno accessibili ai propri clienti e come, quali applicazioni potranno essere utilizzate e quali no; allo stesso modo non è degno di una democrazia moderna consentire che società private indaghino e sanzionino i cittadini sulla base di semplici sospetti, arrivando a sospendere gli strumenti cardine per l’esercizio dei diritti fondamentali per lunghi periodi di tempo (fino a 1 anno, nell’ipotesi francese di HADOPI-2), privando il cittadino del diritto alla difesa e rovesciando la presunzione di innocenza in presunzione di colpevolezza.
L’impressione generale, raccolta all’interno del Parlamento prima e dopo il seminario, è che il Consiglio sia tuttora estremamente poco trasparente e incapace di giustificare i motivi per cui l’emendamento 138 andrebbe cancellato.
Nel momento in cui il Consiglio dovesse rigettare il Pacchetto e dare inizio alla terza lettura, esso dovrà spiegare chiaramente i motivi per cui l’emendamento 138 viene rifiutato dai governi dei Paesi Membri, offrendo finalmente la possibilità di sapere cosa ci sia che non va in quell’articolo. Finché una tale motivazione non viene fornita, è impossibile che il Parlamento possa lavorare per trovare una soluzione: prima di trovare una soluzione, è indispensabile sapere quale sia il problema.
I Membri del Parlamento che hanno supportato il 138 durante tutta la prima e la seconda lettura avranno bisogno del massimo sostegno possibile da parte dei cittadini europei per poter rimanere fermi nella posizione di difesa dei diritti civili e delle libertà fondamentali e per poter sfruttare ogni spiraglio al fine di mantenere e discutere durante l’intera fase di conciliazione altre parti delle direttive che compongono il Pacchetto.