La fuga di Julian Assange è finita, il fondatore di WikiLeaks si è presentato questa mattina alla polizia britannica, a Londra, ed è stato arrestato.
Contro di lui pendeva un mandato di cattura internazionale diramato dall’Interpol con “codice rosso” per il presunto stupro, in Svezia, di due donne, accuse che il giornalista australiano ha sempre negato; ma la realtà dei fatti è chiaramente differente e relativa piuttosto alle responsabilità dello stesso Assange nel progetto Wikileaks.
Ora, dopo essere interrogato dalla polizia britannica, dovrà apparire davanti ai magistrati della corte di Westminster che decideranno sull’estradizione; nulla trapela al momento dagli inquirenti e ancora non è chiaro se l’interrogatorio possa o meno estendersi oltre i motivi strumentali dell’arresto e se possa pertanto tirare in ballo la ben più interessante questione relativa ai “cable” che hanno messo in allerta le diplomazie di tutto il mondo.
Il suo avvocato – che nelle ultime, frenetiche ore ha trattato la resa del suo assistito con Scotland Yard – ha ribadito che Assange si opporrà con tutte le sue forze a ogni tentativo di estradizione, perché il rischio è che possa essere “consegnato agli americani”.
I suoi sostenitori, intanto, non si fermano: l’arresto di Assange è un attacco contro la libertà di stampa e non modificherà i piani per la diffusioni di nuovi documenti, ha immediatamente commentato il portavoce di WikiLeaks Kristinn Hrafnsson.
Secondo un quotidiano britannico, il fondatore di WikiLeaks avrebbe chiesto ai suoi sostenitori di farsi garanti per lui e di raccogliere una cauzione stimata tra le 100.000 e le 200.000 sterline.
Assange crede di aver bisogno di almeno sei persone come garanti.
Negli ultimi giorni, il giornalista avrebbe confidato ad alcuni amici di essere convinto del ruolo svolto dagli Stati Uniti in tutta la sua vicenda giudiziaria.
Wikileaks.org è al momento online e le attività potrebbero regolarmente proseguire anche in assenza di Assange. La natura del sito, del resto, è proprio nella sua capacità di distribuire il materiale e di reinventare i canali di distribuzione: l’arresto del responsabile primo del progetto metterà alla prova il team, l’organizzazione e l’influenza che Wikileaks ha accumulato in queste settimane di “Cablegate”.
E intanto un network di hacker ha organizzato un attacco informatico contro PayPal e Postfinance, che hanno bloccato i finanziamenti al sito.